Biografia
Libri

POESIE  
SAGGISTICA
INTERVISTA
Da Kljaz’ma e Jauza
Da La rosa canina
Da Tristano e Isotta
Vecchi canti  
Da Porte, finestre, archi
Da Giambo
Viaggio in Cina
Da Libro che non finito
Da Canto serale
Elegie
Da L’inizio del libro
Vecchi canti
(1980-1981)
Versi dal secondo quaderno
che non vi banno trovato posto
Banchetto


Chi sa leggere le stelle
o distendere le pietre,
bollire gli aghi e la sabbia,
per sapere che sarà
di quel che si ripete, –
poche cose ancora sa.

La vita è come vino novello.
Per quanto tu ne beva,
non ti prende il cervello
né ti scioglie la lingua.
Meglio non cimentarsi.

Ma quando si spengono le luci
e si separano tutti a rincasare
o s’addormentano a tavola seduti –
quasi viene paura a pensare
dove si è stati e a che farsi,
con chi e di che ad abboccarsi.


Un’altra ninna nanna


Dormi, tesoro, se no ti getteranno,
ti getteranno senza guardare,
come ha lasciato il figliolo la spigolatrice
ai bordi del campo dell’orzo.
Miete e le lacrime asciuga.
– Mamma, mammina, chi mai s’avvicina,
chi sta ritto sopra di me?

Stanno ritte tre vecchie fatate,
stanno in alto tre lupe argentate,
che lo cullano e consolano piano,
masticando papaveri in grano:
ma il papavero il bimbo non vuole,
sta piangendo e nessuno che l’ode.


Vecchine


Come un vecchio pittore paziente,
mi piace scrutare nei volti
di vecchine bigotte e cattive:
han le labbra di carne mortale
e una forza immortale,
che loro le labbra rinserra.

(Quasi come sedesse là un angelo,
impilando in colonne i denari:
monetine di cinque e di dieci…
Sciò! – dice ai bambini,
a chi chiede e agli uccellini, –
sciò, dice, andatevene via:
non vedete che sono occupato?)

Guardo – e disegno nel pensiero:
qual sono io in uno specchio offuscato.


La collana


L’anello della nonna con lo zaffiro,
ed i libri del babbo del nonno,
un giorno – forse – li regalerei.
Ma dar via la collana di vetro,
troppo, chissà perché, me ne rincresce.

Collana iridata, semplice ed una,
come un giardino e i pavoni in giardino
e il loro cuore di stelle e di scaglie.
Oppure un lago ed i pesci nel lago:
ora il nero riaffiora, ora il rosso,
ora il mite e ritroso verdino –
ormai più non farà capolino,
perché mai poi dovrebbe tornare?

Non amo i poveri e nemmeno i ricchi,
né questo né gli altri paesi,
né le ore del giorno, le stagioni od i mesi –
ma amo, che si pensi e ci si penta:
misteriosa allegria.
Non ha prezzo, né significato.


Il viaggio


Quando avrà fine questa sfortuna
o si volgerà questa fortuna,
se ne andrà, come le onde alte del mare,

passerò per la via famigliare
finalmente, dove m’indicheranno.

E quel che sentirò, starò ad ascoltare,
e parlare, perché mi si dica:
– Ti aspettavo, lo sai, e sei venuta.
Ti conoscevo da sempre, ed ora ti riconosco.
Che cosa mai potrei dimenticare? –

Ognuno vuole che lo si rammenti:
che gli volino incontro gli uccelli,
e che i morti ritornino vivi,
e che portino i cuccioli le fiere

e lentamente il tempo si trascini,
come il fulmine nella prima infanzia.
Adalberto Mainardi
Primo quaderno
Secondo quaderno
 Versi dal secondo quaderno
che non vi banno trovato posto
Terzo quaderno
Appendice ai Vecchi canti
Copyright © Sedakova All rights reserved >UP >A SOSTENERE IL SITO >Design Team Partner >